Io la vita l'ho goduta tutta

01 Gen 2016

  • di Redazione
  • /
  • Counseling

“Io la vita l’ho goduta tutta”, Alda Merini

“Io la vita l’ho goduta tutta,

a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.

Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita

e la vita è spesso un inferno …

per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.

Emanuela, Flavia, Barbara e Simona, le quattro figlie, la chiamavano “ape furibonda”.

Se le parole hanno – e l’hanno eccome! – un’energia, e se le metafore vanno direttamente al profondo – e ci vanno sì! -, queste sono proprio lo specchio dell’anima tormentata, profonda, intensa e sensibile di Alda Merini.

Leggo la biografia e non posso che essere toccata da questa vita segnata dalla sofferenza, dal non conformarsi, dal magma dell’inferno.

Leggo le poesie di Alda e, se non mi commuovo, mi sento profondamente toccata dall’umanità e dall’autenticità di questa donna. Il dramma della sua vita, i ricoveri psichiatrici, le violenze subite, le figlie date in affido e alla fine dell’esistenza, pure un tumore a chiudere una vita, come scrive lei stessa, pagata cara.

Eppure le poesie di Alda Merini parlano anche di un intenso sentire, sensuale, profondo, vibrante di ogni sfaccettatura dello spettro delle sensazioni. Niente maschere, un mostrarsi così, “nuda” in ogni sua piega dell’anima, così umana, così vera.

"Scandalizza di più. L’imperfezione fisica
che quella dell’anima.
Tutti pronti a puntare il dito verso chi non è
“perfetto” per questi stupidi canoni
societari seguiti da tante pecore con tanto
rispetto per le pecore, che si specchiano e
si mirano dalla mattina alla sera davanti ad
uno specchio, lasciando marcire l’anima.
Sono stata io a volere essere fotografata nuda.
Mi fa sorridere il moralismo della gente,
non lo tirano fuori per il nudo in sé , ormai
ovunque, ma per quello non perfetto. È
L’imperfezione, e scandalizzare, come fosse
una colpa. Il mio è stato un gesto di
provocazione, e anche di profondo dolore:
in manicomio ci spogliavano come fossimo
cose. Mi sento nuda ancora adesso.”

Una donna, una persona, speciale, che ha saputo usare le parole con maestria, con talento, con arte, anche per urlare al mondo la propria disperazione. Anche attraversando l’inferno, araba fenice.

Come Alda anch’io sento che la vita và goduta tutta, così ho fatto, pur con le sue tragedie. Non la possiamo dividere, quest’esistenza che c’è data, in questo sì e questo no, il pacchetto si compra intero, si scarta poco alla volta.

Se dare un senso aiuta ad attraversare i mari tempestosi del vivere, avere come faro la possibilità di apprendere e migliorare, dopo aver attraversato il dolore, io quest’opportunità la colgo e vivo intensamente.

www.aldamerini.it

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