COUNSELOR o PSICOLOGO?

14 Feb 2022

  • di Paolo Galimberti
  • /
  • Counseling

Molte persone si trovano davanti a una scelta, prima di iniziare un percorso, se rivolgersi a uno psicologo o a un counselor, poiché ancora, a livello sociale, ci sono difficoltà a identificare con precisione, il ruolo di ciascun professionista. 

 

Qui di seguito la differenza, confrontando i percorsi formativi e le differenze in merito alle competenze.

Il counselor

Secondo il profilo professionale espresso dalla Società Italiana di Counseling (S.I.Co): “il counseling è un’attività professionale, basata su abilità comunicative e interpersonali, finalizzate a facilitare il cliente nella risoluzione di uno specifico problema o nella presa di decisione”.
Sebbene la figura professionale non sia ancora normata in Italia, nel senso che non esiste un percorso professionale condiviso, la formazione è affidata agli Enti di categoria, che normalmente propongono un percorso triennale con almeno 450 ore di formazione (nel mio caso la scuola ne ha proposte oltre 600).
Durante questo cammino formativo, si approfondiscono le competenze di comunicazione e relazione, integrandole con elementi di scienze umane e umanistiche, intelligenza emotiva e altre materie, a seconda del modello di formazione a cui si ispira il tipo di scuola di counseling scelta.
Il counseling è una "relazione d’aiuto", in cui si dà sostegno a una persona in un particolare momento di difficoltà, che potrebbe essere un cambiamento in atto, un momento di crisi, varie situazioni momentanee che generano disorientamento e tensione. Il counselor permette al cliente, attraverso un ascolto attivo, di depositare il suo malessere e nello stesso tempo, fare in modo che ella possa ricercare in maniera autonoma una soluzione al proprio problema.
È la qualità della relazione che favorisce il cambiamento nel cliente, in un processo in cui quest’ultimo mette in gioco le proprie risorse, in maniera attiva.

Lo psicologo e lo psicoterapeuta

Lo psicologo ha una formazione di tipo universitario, distribuita su 3 o 5 anni, in cui si svolgono esami relativi a materie strettamente psicologiche, andando a toccare i vari tipi di psicologia: dello sviluppo, sociale, dell’adolescenza, …. Lo scopo è quello di poter avere delle competenze, al fine di poter porre diagnosi di patologie psichiche, se l'indirizzo di studi è quello clinico; esistono anche altri indirizzi: sociale, del lavoro, dell'educazione.
Dopo il conseguimento della laurea, lo psicologo può specializzarsi in psicoterapia, con un ulteriore percorso quadriennale.

Normalmente la psicoterapia si svolge in un contesto clinico, in cui la persona riferisce problemi costanti (relativamente ai propri pensieri, alle proprie emozioni o sensazioni, al proprio comportamento), che le portano un disagio nella vita quotidiana. Spesso vi sono dei pensieri o delle credenze, che sono radicati, quindi presenti da molto tempo, tali da influenzare negativamente il comportamento e la capacità di ragionamento della persona.
In generale lo psicoterapeuta porta a una “ristrutturazione del profondo” della persona, utilizzando strumenti propri della psicoterapia, oltre alla parola e all’ascolto.
Esistono molti indirizzi di psicoterapia, che utilizzano modalità differenti di lavoro, che meglio si adattano alle problematiche del cliente.

Una delle differenze principali penso stia nell’approccio, che le due figure utilizzano: il counselor punta molto sulla prevenzione e sul benessere, mentre lo psicologo ha decisamente un’impostazione mentale più clinica e, questo, dà allo psicologo/psicoterapeuta una specializzazione maggiore.
Lo psicologo può lavorare in diversi ambiti della psicologia e si occupa di fare diagnosi e trattamenti. In particolare valuta gli schemi di comportamento, tramite la somministrazione di test, può valutare la personalità e l’intelligenza. Si può rivolgere a condizioni cliniche che richiedono trattamenti di breve o medio/lungo termine.

Il counselor che non opera in ambito clinico sanitario, si rivolge prevalentemente agli aspetti emotivi delle esperienze di vita, includendo la crescita personale e la gestione degli stressor, che possono essere presenti in un determinato periodo della vita del cliente. Nel counseling si lavora su un obiettivo specifico, per cui il tempo di lavoro è predeterminato ed è normalmente di breve durata, di solito una decina di incontri.

L’approccio al lavoro

È facile trovare in rete discussioni sul rapporto tra counselor e psicologi, dove il counselor appare a volte come una figura che si sovrappone a quella dello psicologo e, quindi, non ha motivo di esistere.
Io trovo queste discussioni poco utili, in quanto il contesto di formazione molto diverso fa si, che gli approcci, anche davanti allo stesso tipo di bisogno, siano profondamente diversi.

Di seguito un esempio per comprendere ancora meglio la differenza tra le due figure professionali.

“Il telefono suona in uno studio dove ricevono un counselor e uno psicologo. Il cliente chiede consulenza per un periodo di crisi che è iniziato in seguito alla perdita del lavoro e che, spesso genera un po’ di ansia.”

Nell’affrontare il lavoro:
i¼ il counselor si focalizzerà sulla questione in termini molto pratici, portando il cliente ad esplorare le emozioni che vive in quel periodo e stimolandolo a cercare autonomamente delle soluzioni, attingendo direttamente alle proprie attitudini e risorse, in modo da sbloccare la persona e creare le condizioni migliori affinché il proprio cliente possa trovare fiducia in sé e poter trovare un nuovo lavoro. A seconda del modello di formazione del counselor, questi può offrire al cliente strumenti pratici di auto-aiuto, da usare nei momenti di maggior difficoltà: tecniche che utilizzano la scrittura, il movimento consapevole del corpo o la respirazione.
i¼ Lo psicologo potrà esplorare in maniera più dettagliata i pensieri, gli schemi di comportamento, generalizzando un po’ di più la disfunzione anche ad altri ambiti della vita. Non si limiterà solo alla questione della perdita del lavoro, bensì potrà andare anche a toccare fatti di vita passati che, comunque, hanno un’attinenza con il presente.
Proporrà quindi un trattamento che andrà più in profondità, nell’inconscio del cliente.

In conclusione 

La scelta del professionista migliore, a cui rivolgersi per rispondere al proprio bisogno, non è semplice. In questo articolo, ho cercato di dare risposta alle differenze che ci sono tra uno psicologo e un counselor.
Se è vero, che ci possono essere alcune situazioni in cui le competenze sono sovrapponibili, nello stesso tempo occorre considerare la differenza di approccio dei due professionisti e, inoltre è necessario anche tenere conto del fatto che è molto importante anche la relazione che si instaura con il cliente, in quanto da essa passa anche la facilità con cui una persona si affida e quindi anche il raggiungimento del risultato atteso.
Detto in altre parole, è importantissimo valutare le competenze di un counselor o di uno psicologo prima di iniziare un percorso, e altrettanto importante è la valutazione di come ci si trova e del livello di empatia raggiunta.

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